giovedì 20 maggio 2010
Ultimo tango
Sarebbe ora di iniziare a parlare della nevrosi greca. Certo c'è gia Edipo ma nessuno, che io sappia, a teorizzato a fondo la patologia della causalità. E' da millecinquecento anni che ci tormentiamo alla ricerca delle cause, di quelle agenti, finali,prime. Anche con l'amore facciamo lo stesso, e felici o infelici che siamo, nessuno sfugge alla domanda sulla sua utilità. Insomma, invece che godercelo,siamo ad interrogarci sul come e sul perchè dell'eros. In questo film, che è un ultimo tango senza essere l'ultimo tango, si da finalmente una risposta: l'amore non serve proprio a nulla! Non salva, non redime, non migliora, non fa crescere e mi immagino già la cricca degli psicologici fare la spunta e stabilire, inequivocabilmente, la falsità di questo amore, sbagliando però ampiamente il tiro. Il film di cui parlo è Via da Las Vegas, di Mike Figgis, uscito nel 1995. E' un film anticapitalista per eccellenza, perchè l'amore qui non produce risultati e non da alcun frutto: chi sta male- e qui c'è parecchia gente che sopravvive a stento- continua nella sua condizione anche dopo aver incontrato il proprio angelo caduto in terra. e' un film tautologico e fenomenologico la cui tesi fondamentale è che si ama amando e che la verità dell'amore è amare. Amore è un sentimento inutilizzabile per altri scopi, che ha solo in sè la propria ragion d'essere: e se lo si mette sul mercato, come fa la protagonista in altre circostanze della sua vita, allora diventa un'altra cosa, qualcosa che ha un prezzo e un valore, come la prostituzione.
Allargando il campo, il film e il suo paratesto sono una dimostrazione di totale inutilità: mike figgis non ha realizzato più un film decente da allora, pura avendo fatto questo piccolo capolavoro e ciò vale ancora di più per la bellissima Elisabeth Shue - che passò dal ruolo di teenager in karate kid e vari ritorno al futuro al ruolo di prostituta violentata e disperata in Via da Las Vegas.
Ma più di tutte è la storia del romanziere John O'Brien che ci colpisce al cuore. Dopo aver fatto mille lavori di basso livello, essersi alcolizzato fino alla perdizione aveva trovato la via del successo, con la trasposizione cinematografica del suo romanzo. Non ha retto e prima che si terminasse la produzione, si è sparato un colpo in testa in uno squallido motel, a 34 anni. Vivere senza pensare che serva a qualcosa è per molti un esperienza insopportabile.
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